Il Trattato di Addis Abeba: Un Accordato Tra Pace e Ambizione Coloniale

L’inizio del XX secolo vide l’Etiopia, un paese antico e fiero con una storia millenaria, affrontare la crescente pressione dell’espansione coloniale europea. Mentre altre nazioni africane cadevano sotto il dominio di potenze straniere, l’Etiopia si mantenne indipendente grazie alla sua leadership astuta e all’abile diplomazia dei suoi sovrani. Tra questi sovrani spiccava Hailé Selassié I, un imperatore visionario che salì al trono nel 1930 dopo un periodo tumultuoso in cui il paese era governato da una reggenza.
Il giovane imperatore si ritrovò a dover affrontare la minaccia italiana, guidata dal fascista Benito Mussolini. L’Italia, desiderosa di costruire un impero coloniale nell’Africa orientale, aveva già stabilito una presenza significativa nella Somalia e in Eritrea, con l’occhio puntato sulla ricca Etiopia. Nel 1935, le truppe italiane invasero il paese, dando inizio a una brutale guerra che avrebbe sconvolto l’equilibrio regionale e lasciato un segno indelebile nella storia etiopica.
Hailé Selassié I, consapevole della sproporzione militare e delle limitate risorse del suo paese, optò per una strategia diplomatica. Il 2 maggio 1935, a seguito di intensi negoziati, fu firmato il Trattato di Addis Abeba. Questo accordo, apparentemente destinato a porre fine alle ostilità, divenne in realtà un atto ingannevole che mascherava le reali intenzioni italiane.
La Controversa Pace: Analisi del Trattato di Addis Abeba
Il Trattato di Addis Abeba concedeva all’Italia il controllo della Somalia e dell’Eritrea, creando una colonia italiana contigua al territorio etiopico. Inoltre, prevedeva l’apertura di un corridoio stradale che collegasse la Eritrea all’Etiopia attraverso territori controllati dall’Impero italiano. Questo passaggio, apparentemente innocuo, garantiva all’Italia un accesso strategico alla regione e poneva le basi per una futura invasione dell’Etiopia.
Il trattato fu accolto con diffidenza da Hailé Selassié I e dal popolo etiopico. La cessione di territori cruciali e l’apertura del corridoio stradale erano percepite come concessioni troppo pesanti, che indebolivano la sovranità nazionale. L’imperatore, però, si ritrovò in una posizione difficile: rifiutare il trattato significava rischiare una guerra totale con conseguenze imprevedibili.
Clausola | Effetti |
---|---|
Cessione della Somalia e dell’Eritrea all’Italia | Creazione di una colonia italiana contigua all’Etiopia |
Apertura di un corridoio stradale tra la Eritrea e l’Etiopia | Garantiva all’Italia un accesso strategico alla regione |
Impiego di arbitri internazionali per risolvere future dispute | Tentavo di creare un senso di legittimità internazionale ma inefficace in pratica |
L’Illusione della Pace: L’Invasione Italiana e la Resistenza Etiopica
Nonostante il Trattato di Addis Abeba, Mussolini non aveva abbandonato le sue ambizioni coloniali. Nel 1935, ignora l’accordo e lanciò un’invasione su larga scala dell’Etiopia. Hailé Selassié I si mobilitò per organizzare la resistenza del suo popolo, affrontando una potenza militare significativamente più forte.
La guerra che ne seguì fu brutale e segnata da atroci crimini di guerra perpetrati dall’esercito italiano. Tuttavia, l’esercito etiopico, guidato dalla determinazione dell’imperatore, offrì una strenua resistenza per diversi mesi.
Conclusione: Il Trattato di Addis Abeba come Simbolo della Resistenza Etiopica
Il Trattato di Addis Abeba rimane un simbolo cruciale nella storia dell’Etiopia. Rappresenta l’atto ingannevole che precedé l’invasione italiana e la brutalità del conflitto successivo. L’esperienza di questo periodo segnò profondamente Hailé Selassié I, spingendolo a rafforzare la sua posizione e a cercare un nuovo equilibrio nell’ordine mondiale.
La resistenza etiopica contro l’aggressione italiana divenne un esempio per le nazioni africane in lotta contro il colonialismo. Il Trattato di Addis Abeba, pur essendo un atto ingannevole, contribuì a evidenziare la forza del popolo etiopico e la determinazione del suo imperatore nel difendere la sovranità nazionale.